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Alcuni definiscono la resurrezione di Cristo un mito, non un fatto storico. È possibile che abbiano ragione?

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Gesù cade sotto il peso della croce mentre va al Calvario

Alcuni critici sostengono che i Vangeli abbiano nascosto la figura storica di Gesù di Nazaret dietro numerosi strati di leggende e di miti.[1] Essi pretendono che i racconti biblici della resurrezione di Cristo siano miti, e non fatti storici. Ma ci sono almeno QUATTRO RAGIONI per cui questa interpretazione “mitologica” fallisce.

  1. Gli studi della letteratura comparata hanno dimostrato che ci vogliono diverse generazioni perché un mito possa svilupparsi. Non esistono in altre letterature esempi paralleli di miti che si siano sviluppati e creduti in presenza di testimoni oculari, ed entro il breve lasso di tempo durante il quale si è formato il Nuovo Testamento.[2] (per approfondire)

    Le ricerche storiche confermano il fatto che ci fu subito la convinzione della resurrezione di Gesù. Il “credo” stilato da uno dei primi apostoli include la Resurrezione (1 Corinzi 15:3-9): questo brano è attribuito da molti studiosi a una data entro 3-7 anni dopo la morte e la resurrezione di Cristo.[3] Ciò implica che già prima di allora, la cosa fu creduta in maniera diffusa. Gli studiosi sono d'accordo che le prime lettere scritte dall'apostolo Paolo fecero la loro comparsa entro un massimo di 25 anni dal ministero di Gesù, e i quattro Vangeli tra un minimo di 21 e un massimo di 65 anni.[4] La predicazione degli Apostoli ruotava sempre attorno alla Resurrezione. In uno spazio di tempo molto breve, Giudei devoti sparsi per tutto l'Impero Romano, i quali in precedenza adoravano fedelmente Dio il settimo giorno di ogni settimana, si convertirono al cristianesimo e incominciarono ad incontrarsi piuttosto il primo giorno, per celebrare la resurrezione di Cristo.

    Centinaia di testimoni videro Cristo vivente dopo la sua morte. In un'occasione apparve a 500 persone in una sola volta (1 Corinzi 15:6)!

  2. Molti fra i testimoni oculari del Suo ministero pubblico erano ostili nei confronti del Gesù descritto nei Vangeli (Matteo 12:22 e seg.). Questi avversari avevano sia le motivazioni, sia i mezzi per correggere le eventuali falsità riguardo a Lui, se i primi discepoli avessero provato a diffonderne.[5] Ma da questatunità non scaturì nessuna smentita seria.

  3. I Vangeli non somigliano né a ai miti greci, né alle leggende giudaiche.[6] In contrasto con essi, i Vangeli mancano di enfasi e di dettagli coloriti, e invece includono dettagli che tenderebbero a minare l'invenzione di eroi leggendari. Per esempio, i seguenti sei elementi in Giovanni capitolo 20 sono in contrasto con le tendenze che caratterizzano le leggende:

  4. Con grande contegno, non si fa nessun tentativo di descrivere direttamente la resurrezione.

  5. Maria non riconobbe subito Gesù risorto (l'“eroe”) (Giovanni 20:14)…

  6. …e neanche pensò che ci fosse in lui qualcosa di speciale (Giovanni 20:16).

  7. Infatti, anche alla fine di quella giornata, i discepoli (gli “eroi” secondari) si stavano ancora nascondendo “per timore dei Giudei” (Giovanni 20:19).

  8. E, se i Vangeli fossero la pura invenzione di un pregiudizio paternalistico, come accusano le femministe, sarebbe incredibile che gli autori avessero scelto delle donne come le prime testimoni del Gesù risorto. La testimonianza di una donna non aveva neanche valore legale! [7]

  9. Ma fu proprio il loro coraggio la mattina dopo la Resurrezione a svergognare le paure degli uomini.

  10. I Giudei erano il popolo che meno verosimilmente avrebbe inventato un Cristo mitico. Nessun'altra cultura si è opposta con tanta fermezza come quella giudaica a miti che tenderebbero a confondere la Deità con l'umanità .[8]

SEI OBIEZIONI DEGLI SCETTICI fra quelle più spesso sollevate dai critici della resurrezione di Cristo…

  1. La resurrezione di Cristo è un mito, non un fatto storico.

  2. I racconti della Resurrezione sono pieni di contraddizioni.

  3. I miracoli non sono possibili.

  4. La salma fu trafugata.

  5. Gesù era solo svenuto e poi si è ripreso dalle ferite.

  6. I testimoni furono vittime di allucinazioni.

Riferimenti e note

  1. Rudolf Bultmann, Jesus Christ and Mythology (Scribner's, 1958). [torna]

  2. John A.T. Robinson argomenta che il Nuovo Testamento, visto il suo silenzio a proposito della distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., deve essere stato scritto prima di quella data. Poiché la fine del Tempio di Gerusalemme avrebbe alimentato la predicazione cristiana del messaggio che Gesù si era sostituito al sistema sacrificale del Tempio (Giovanni 1:29, Ebrei 10:11 segg), il Nuovo Testamento avrebbe sicuramente fatto riferimento alla sua distruzione come avvenimento passato, distinguendola dalla fine del mondo (Luca 21:25-28), se si fosse già verificata. [John A.T. Robinson, Redating the New Testament (SCM Press, 1976).]

    John Macquarrie scrive: "I miti sono solitamente caratterizzati dalla lontananza nel tempo e nello spazio… come avvenimenti accaduti in un passato remoto". Al contrario, i Vangeli descrivono "un evento verificatosi in una località particolarmente precisa della Palestina… sotto Ponzio Pilato, appena una generazione prima del racconto neotestamentario di questi avvenimenti". [John Macquarrie, God-Talk: An Examination of the Language and Logic of Theology (Harper, 1967), pagg. 177-180.]

    A.N. Sherwin-White scrive: "Il tipo agnostico di “critica delle forme” sarebbe molto più credibile se la redazione dei Vangeli fosse appartenuto a un tempo molto posteriore… di quanto possa essere la realtà… Erodoto ci dà gli strumenti per mettere alla prova i tempi della creazione dei miti, [dimostrando che] anche due generazioni sono un tempo troppo breve perché la tendenza al mito prevalga sul nocciolo duro dei fatti storici" [A.N. Sherwin-White, Roman Society and Roman Law in the New Testament (Oxford University Press, 1963), pagg. 189-190.] [torna]

  3. Vedere Reginald Fuller, Foundations of New Testament Christology (Scribner's, 1965), pag. 142. [torna]

  4. Vedere Frederick Fyvie Bruce, The New Testament Documents: Are They Reliable? (Downer's Grove, IL: InterVarsity Press, 1972), pagg. 11 seg, 14 seg. [torna]

  5. Eta Linnemann scrive: "I testimoni oculari [tanto quelli ostili quanto quelli favorevoli] non scomparvero dalla scena in un lampo dopo due decenni. [Molti] verosimilmente sono sopravvissuti fino alla seconda metà degli anni 70 d.C… Chi in quel periodo avrebbe osato manomettere la 'tradizione primitiva' tanto da renderla irriconoscibile?" [Eta Linnemann, Is There a Synoptic Problem? (Grand Rapids, Michigan: Baker Book House, 1992), pag. 64.] È interessante notare che la dott.sa Linnemann era stata in passata una critica negativa del Nuovo Testamento, sulla scia di Rudolf Bultmann. Avendo rinnegato quelle convinzioni, ora esorta i propri lettori a “cestinare” le sue opere precedenti. [torna]

  6. Michael Grant scrive: "I metodi critici moderni non dànno sostegno alla teoria del 'Cristo mitico' [Osiride, Mitra, ecc.]. Tale teoria è stata ripetutamente ribattuta e demolita da studiosi fra i più eminenti" [Michael Grant, Jesus: An Historian's Review of the Gospels (Scribner's, 1977), pag. 200.] [torna]

  7. Michael Green, The Empty Cross of Jesus (Downer's Grove, Illinois: InterVarsity Press, 1984), pag. 115. [torna]

  8. M. Grant scrive: "Il Giudaismo era un ambiente al quale le dottrine di morte e di rinascita di divinità mitiche sembrano così perfettamente estranee che l'emergere dal suo mezzo di una simile invenzione è dificilissimo da credere" [Michael Grant, Jesus: An Historian's Review of the Gospels (Scribner's, 1977), pag. 199.] Lo studioso di Oxford, N.T. Wright, demolisce la tesi di Spong che i Vangeli siano midrashim giudaiche e quindi invenzioni in N.T. Wright, Who Was Jesus? (Wm. B. Eerdmans Pub. Co, 1992): le due cose rappresentano generi letterari differenti. E il midrash comunque non è un'invenzione, ma rappresenta materiali “strettamente controllati e argomentati” (pag. 71 seg). Si veda anche Paul Barnett, Peter Jensen e David Peterson, Resurrection: Truth and Reality: Three Scholars Reply to Bishop Spong (Aquila, 1994). [torna]

Tradotto da Geoffrey Allen
Autore: Rev. Gary W. Jensen, M.Div. Editore: Paul S. Taylor, Christian Answers. Presentato da Films for Christ.

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